8 marzo 2023

Giornata internazionale della donna

Donne e lavoro: binomio possibile?

Cosa vuol dire per la società, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro?
Tante le risposte che cambiano continuamente. Necessità? Scelta? Conquista? Autonomia? Realizzazione?
Una domanda però potrebbe essere anche questa: com’è la nostra relazione con il tempo? Il tempo da dedicare al lavoro di cura della casa, della famiglia, della vita, dell’esistenza: tempo non quantificabile, spesso invisibile, che non entra nel prodotto interno lordo (PIL). O meglio: diventa contributo per il PIL e indicatore per i dati ISTAT se delegato a baby sitter, colf e badanti, quindi in qualche modo quantificabile. Ma delegare non basta. Ci sono sempre altre attività in casa e fuori per completare una giornata.
Secondo i dati recenti pubblicati dall’Istat (1) “Il lavoro domestico e di cura all’interno della famiglia non è ancora equamente distribuito tra uomini e donne e richiede a queste ultime di modulare le attività extradomestiche in funzione del lavoro di cura”. Il dato calcolato per le coppie tra i 25 e i 44 anni in cui entrambi i partner lavorano, quindi fase della vita importante perché riguardano scelte e cambiamenti che determinano il futuro personale, familiare, lavorativo, sociale, ci dice che il 62,6% (media 2020/2021) del lavoro domestico è svolto dalle donne. Indice migliorato rispetto agli anni precedenti ma con una percentuale più alta del Mezzogiorno (69,9%) rispetto al Nord (60,0%) e al Centro (62,4%).

Se alziamo lo sguardo possiamo vedere che nel 2016(2) l’Italia era tra quei Paesi Europei insieme alla Grecia con il divario più ampio del tempo che le donne dedicano ai lavori domestici rispetto agli uomini (81% le donne in Italia e 85% le donne in Grecia). Nell’Unione Europea (UE) la percentuale del tempo che le donne dedicano alle attività domestiche è del 78% rispetto al 32% degli uomini. La percentuale più bassa, invece, era stata rilevata in Svezia con il 74% delle donne rispetto al 56% degli uomini. 

Le misure previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finalizzate alla conciliazione di vita lavorativa e vita familiare perseguono modelli culturali che consentono alle donne “una piena libertà di scelta ed espressione della personalità da parte delle donne e contribuisce ad aumentare l’occupazione femminile”. Il (PNRR), tra l’altro, pone il lavoro di cura dei bambini, degli anziani e dei disabili come una questione di rilevanza pubblica da non lasciare completamente a carico delle famiglie per l’assenza di supporti esterni e non creare spazio per una disuguaglianza di genere.

Rapporto con il tempo che già misure di flessibilità lavorativa ma soprattutto il recente impatto del lavoro agile stanno cambiando in qualche modo. A questo proposito, le recenti Linee guida sulla “Parità di genere nell’organizzazione e gestione del rapporto di lavoro le pubbliche amministrazioni” redatte dal Dipartimento per la funzione pubblica e dal Dipartimento per le pari opportunità invitano “ad evitare che il lavoro agile diventi – come già il part-time – uno strumento rivolto solo alle donne, per favorire le pratiche di conciliazione, al fine di ridurre il rischio che diventi terreno di discriminazione sostanziale”.
Il tempo.

Come gestirlo? Come lo percepiamo? Come riusciamo ad inserire il “nostro tempo”, i nostri ritmi, nei modelli sociali e lavorativi in cui viviamo?

Il tempo del lavoro presuppone una centralità della giornata ma anche il tempo della vita lo presuppone e sono ancora soprattutto le donne a cercare di “starci dentro” con tutto quello che è necessario all’esistenza. In questo tempo c’è sempre la ricerca di minuti preziosi per studiare, per crescere, per lavorare e per vivere, un tempo che impone priorità, percorsi, quelli da pianificare a lungo termine e quelli dell’immediato, del quotidiano. Avere supporti attivi significa moltissimo: un compagno, nonne/nonni, collaboratori esterni, sempre facendo i conti con le proprie risorse economiche disponibili. E se riuscirci è una grande fatica, una volta inserite nel lavoro tante sono ancora le difficoltà che le donne affrontano per accedere alle posizioni di vertice.

“Starci dentro” questo tempo che assorbe ore e risorse fisiche e mentali vuol dire mantenere sempre alta l’attenzione alle attività lavorative, ai bisogni e ai desideri propri e degli altri, alle relazioni, alla socialità: nessuna di queste dimensioni esclude l’altra perché tutte contribuiscono al nostro benessere se vissuti in armonia e non come sforzi contrapposti.

La società ha bisogno di tutti, donne e uomini in condizione di parità, perché il contributo e il talento di ognuno sono fondamenti del bene comune in cui poter trovare anche altre dimensioni nella realizzazione di sé.

“Le donne, come gli uomini, dovrebbero provare a realizzare l’impossibile. E se fallissero, dovrebbe essere una sfida per tutti gli altri”
Amelia Earhart (1897 – 1937)

1)https://www.istat.it/it/files/2022/04/3.pdf
2) https://www.istat.it/donne-uomini/bloc-3d.html?langit

Daniela Pazienza con la collaborazione di Angela Fiore

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