Egregio Signor Ministro,
le scriventi sono venute a conoscenza che sarebbe alla attenzione di Codesto Ministero una norma che, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe affidare i compiti di “polizia doganale”, attualmente in capo alla Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, alla Guardia di Finanza.
Una tale iniziativa, se le notizie in possesso delle scriventi rispondessero al vero, sarebbe del tutto incoerente con l’assetto normativo vigente.
Come sa la S.V. tutte le norme primarie che regolano le funzioni esercitate dalla Agenzia, in ultimo il decreto legislativo n.90/2017, assegnano alla amministrazione specialistica delle dogane rapporti funzionali con la DNAA - alla quale fornisce i dati e le informazioni necessarie all'individuazione dei flussi finanziari sospetti - in materia di antimafia ed antiterrorismo e, sul piano più generale, funzioni di polizia giudiziaria e tributaria nella prevenzione, accertamento e repressione di tutti i fenomeni criminali di natura tributaria ed extratributaria.
Peraltro il complesso di tali norme esclude, come è di tutta evidenza, che su tale normativa primaria si possa intervenire con decreti ministeriali.
Una tale iniziativa sarebbe inoltre illogica anche sotto il profilo della funzionalità e celerità delle diverse operazioni che si compiono negli “spazi doganali” - in tutti i paesi UE assicurate da un’unica autorità leader - operazioni che necessitano di un’efficace coordinamento a livello europeo, con particolare riferimento agli illeciti ed agli altri reati che sono oggetto di riscontro.
Sorprende e sconcerta, peraltro, perché essa si porrebbe in palese contrasto con gli obiettivi da Lei assegnati alla Agenzia delle Dogane e dei Monopoli con l’”Atto di Indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale per gli anni 2017/2019” - poi contenuti nella Convenzione recentemente sottoscritta per lo stesso triennio - provocando negli spazi doganali una duplicazione e sovrapposizione di competenze in attività dove invece viene richiesto, in primis alla amministrazione doganale, di assicurare le azioni di contrasto al contrabbando, di repressione degli illeciti e di tutela della salute e della sicurezza - in relazione tra l’altro ai traffici di armi, ai prodotti radioattivi e a merci pericolose o contraffatte - dei cittadini della UE.
Inoltre una tale iniziativa si porrebbe in controtendenza con le valutazioni sulla amministrazione fiscale italiana fornite al nostro Paese dal FMI e dall’OCSE, dove si indicano precisi indirizzi per una più ampia autonomia funzionale delle agenzie, anche nella loro qualità esclusiva di organismi tecnici della UE.
Chiare e negative sarebbero poi le ricadute sui rapporti di lavoro e sulla motivazione di dipendenti pubblici altamente professionalizzati - oggi in attesa, dopo otto anni, di vedersi riconosciute competenza e specializzazione con il rinnovo contrattuale in discussione all’Aran - per non dire della conseguente riduzione di strutture, servizi ed attività doganali, in particolare nelle sedi portuali e aeroportuali.
Le scriventi sono convinte che una tale incomprensibile iniziativa, nel caso fosse stata formalizzata, venga da Lei ritenuta inconferente rispetto alle scelte ed agli indirizzi più generali di riforma e di efficientamento del sistema fiscale italiano che potranno, come si auspica, trovare posto già con la prossima legge di Stabilità.
In attesa di riscontro porgono distinti saluti Roma, 29 settembre 2017
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